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Royal Affair











Direttamente dal festival di Berlino 2012, un affresco storico del cinema danese volto a riesplorare una pagina memorabile avvenuta nella seconda metà del 1700.
Periodo in cui il regnante ventunenne Christian VII (Mikkel Boe Folsgaard) viveva in modo alquanto superficiale la propria supremazia, talmente dedito ai passatempi da lasciare decisioni e gestioni del potere nelle mani di consiglieri corrotti; fino all’arrivo della giovane moglie Caroline Mathilda (Alicia Vikander), che prova per lui più sconforto e compassione che amore, e, soprattutto di Struensee (Madds Mikkelsen), influente medico personale del Re, destinato a rivelarsi presto la chiave di volta per portare del giusto nelle leggi del regno.
Medico comunque in preda a conflitti interiori, compresa la passione con Caroline, un amore tormentato e senza pace; al servizio dell’affascinante ritratto su celluloide di una Danimarca d’epoca che, a prima vista, non può fare a meno di apparire molto ambizioso, considerato il buon lavoro svolto su scenografie e costumi.
L’opera di Nikolaj Arcel, però, non si riduce a questo, in quanto, nonostante il materiale storico di partenza, riesce da un lato nell’impresa di sfuggire ai troppi luoghi comuni, dall’altro a permettere allo spettatore di entrare immediatamente in confidenza con i tormentati protagonisti, portati in scena da un trio di attori all’altezza (il migliore del lotto è Folsgaard giustamente premiato al succitato festival di Berlino, come pure la sceneggiatura, firmata dal regista stesso).
Quindi, sarebbe facile paragonare stilisticamente "Royal affair" a un "Barry Lyndon" (1975) qualunque, ma la curata scrittura di Arcel, che sembra avere molto a cuore la materia, colpisce soprattutto per la maniera in cui fonde abilmente melodramma e ritratto d’epoca, evitando che l’uno sovrasti l’altro.
Senza dimenticare gli alti riferimenti letterari, a partire dalla corrente di pensiero creata da Voltaire per dare forza e coraggio di cambiamento, e orrori quali la venuta del vaiolo; al fine di tratteggiare un’operazione che, considerata capolavoro o polpettone storico, non manca di emozionare come solo una macchina filmica ben oleata è capace di fare.

La frase:
- "Che cos’è questo?"
- "E’ il suono di un paese che rinasce".

a cura di Mirko Lomuscio

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