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Il figlio di Babbo Natale











Prodotto dalla Aardman Animations, alla quale si devono le avventure del duo costituito da Wallace e Groomit, il lungometraggio diretto da Barry Cook e Sarah Smith ipotizza che Babbo Natale usufruisca di straordinarie officine ultra-high-tech nascoste nel sottosuolo del Polo Nord per poter recapitare in un’unica notte tutti i regali richiesti.
E, mentre ad aiutarlo abbiamo il caparbio figlio maggiore Steve, che dovrà presto sostituirlo in quanto la pensione si avvicina, non solo seguiamo il suo esercito di agili elfi a bordo di una magnifica astronave, ma Arthur, il più piccolo della famiglia, si rivela fondamentale per portare a compimento la missione della Vigilia di Natale, sebbene considerato poco affidabile per operazioni che richiedono una certa precisione.
Infatti, realizzato in tre dimensioni, il lungometraggio si concentra proprio sull’avventura intrapresa dal ragazzo supportato dal politicamente scorretto bisnonno, a bordo di una vecchia slitta di ordinanza, per portare a destinazione un dono che il padre ha dimenticato di consegnare.
Un’avventura splendidamente disegnata che, quindi, pone a confronto la classica, vecchia concezione del Natale con quella moderna, al fine di lasciar emergere il vero spirito delle festività.
Un confronto che, in questi tempi d’inizio XXI secolo tempestati di fredda tecnologia, fa sempre piacere vedere tirato in ballo all’interno di una pellicola rivolta sì al pubblico dei bambini, ma che non lascia indifferente neppure quello degli adulti.
Del resto, se lo scopo principale dell’operazione è quello di lanciare un inevitabile (e indispensabile) messaggio infarcito di buonismo e riguardante la fondamentale esistenza della tradizione di fine Dicembre, non mancano comunque sorprendenti dosi di graffiante ironia, come vuole il panorama dell’animazione cinematografica da qualche anno a questa parte.
Per circa 97 godibili minuti di visione che, pur rischiando più volte di perdere di vista la narratività, centrano comunque l’obiettivo di divertire con intelligenza e, allo stesso tempo, scaldare il cuore dello spettatore. Soprattutto di quello che, ogni anno, attende con ansia alberi addobbati e strade illuminate da luci colorate.

La frase:
"Caro Babbo Natale, io credo che tu esista".

a cura di Mirko Lomuscio

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