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Boxtrolls - Le scatole magiche











Dopo “Coraline” e “Paranorman”, la Laika aggiunge un altro tassello ad un percorso artistico che si propone di unire sperimentazione e tradizione. Questa volta la vicenda è ambientata in una cittadina costruita su un colle e governata da appassionati di formaggi e ha al suo centro lo scontro tra due società: quella degli uomini, nel ‘sopramondo’, e quella dei boxtrolls, dei mostriciattoli vestiti di scatole di cartone che vivono sotto la città e che, temuti dai cittadini, si rifugiano per non essere acchiappati dai temibili guardiani notturni.
L’inizio del film è ammaliante e inquadra subito tono e stile: in una cittadina notturna dalle atmosfere decadenti, una macchina impazza per le stradine ed è condotta da i tre guardiani, maschere grottesche dal marcato accento inglese. Il grottesco è un elemento che caratterizza tutto il mondo creato dai registi Anthony Stacchi e Graham Annable e il character design, in questo caso, raggiunge altissimi livelli di raffinatezza estetica. Volti corpi ed espressioni dei personaggi sono filtrati da questa lente deformante che li rende unici e distinguibili e si fa anche elemento narrativo efficacissimo: traslando la scelta del grottesco anche nella costruzione delle situazioni e del carattere dei personaggi, “The Boxtrolls”, più che nel dipanarsi della vicenda (piuttosto convenzionale), si struttura in una serie di trovate visive e narrative folgoranti che condensano humour inglese, un (non troppo velato) gusto per il macabro e un ritmo alla Aardman.
E’ ammirabile come questo team di animatori esplori fino in fondo il potenziale espressivo dell’animazione, nel caso specifico (anche) la stop-motion, utilizzando il colore, le linee e le forme per condensare in pochi tratti storie, caratteri, atmosfere e sentimenti. Seppur limitato da una struttura narrativa che avrebbe potuto osare di più, anche “Boxtrolls” giova di questo spirito sperimentale, energico e ai limiti dell’anarchico, tratteggiando un microcosmo di freaks e, dicevamo, vere e proprie maschere che vivono nel confine sfocato tra favola per bambini e incubi contemporanei. In particolare, è molto interessante il tema dell’ascolto e il suo rovescio, quella cecità che avvolge in un’atmosfera nebulosa i governanti della città e si riflette su tutta la popolazione.
Peccato che, come altri temi sfiorati dal film, non abbia avuto il giusto spazio per esprimersi a pieno.

La frase:
"La nostra città e così e non si cambia!".

a cura di Stefano La Rosa

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