Flow: For Love of Water
Dopo elettricità e petrolio, "l’oro blu" rappresenta la terza fonte internazionale di guadagno, e qui sta il punto: fornire un servizio di primaria necessità lucrandoci sopra è immorale conflitto di interessi, e "Flow: for love of water" ne evidenzia gli effetti.
L’emergenza principale viene dalla potabilità, ogni anno più di 2 milioni di persone - per lo più bambini - muoiono per malattie legate all’acqua. Più che per le guerre. E le multinazionali che stanno prendendo il controllo delle reti idriche dei paesi poveri impongono ovunque maggiori costi, qualità peggiore, licenziamenti.
Negli stessi USA, in Michigan, una società estrae massicciamente acqua da vendere senza pagare nulla allo stato, anzi favorendo di sgravi fiscali. La questione ha diverse articolazioni, in quanto ad esempio nel mondo l’uso dell’acqua dolce è agricolo per il 70%, e lì finiscono pesticidi cancerogeni e nocivi alla fertilità impiegati massicciamente, o ancora - a causa delle dighe - le materie organiche putrefanno producendo metano che peggiora l’effetto serra.
I veleni agricoli arrivano anche nelle città occidentali: il 40% dei disturbi "leggeri" alla salute non sono dovuti a presunta influenza, ma a sostanze e germi presenti nella rete idrica, che agiscono pure su pelle e vie respiratorie. E con l’acqua confezionata non va meglio: in mille bottiglie di cento differenti marche analizzate sono stati rinvenuti arsenico e composti chimici.

Produttrice al secondo documentario da regista, Irena Salina informa (girando più paesi, intervistando, individuando e analizzando i problemi), spaventa ma mostra anche popolazioni che lottano autorganizzando soluzioni praticabili ed economiche, come il sistema depuratore coi raggi UVA che costa 2 dollari l’anno a testa, i canali di raccolta scavati tra le colline come facevano gli antenati (7.600 quelli già realizzati in India), le pompe-giostra per bambini, la raccolta della pioggia in cisterne, e rilancia la campagna per un articolo 31 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che garantisca il libero accesso a questo bene basilare.

La frase: "Non bisogna costringere le persone a pagare, devono volerlo loro” (uno dei rappresentanti delle multinazionali dell’acqua)".

Federico Raponi

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