Girl Fight
È giovane ed è alla sua prima esperienza d'attrice. Michelle Rodriguez ha l'aria arrabbiata con il mondo e sembra lo sia persino con se stessa. Con il suo viso teso e cupo, gli occhi inquisitori e vigili, interpreta egregiamente il ruolo di Diane, giovane diciassettenne decisa a diventare pugile.

Adolescente scontrosa Diane non riesce veramente a trovare un posto per sé, smettere di sentirsi diversa e lontana da tutti.
Casualmente, e sembra per una strana ironia della vita, sarà proprio attraverso uno sport considerato esclusivamente maschile ma soprattutto apparentemente violento, che riuscirà a trovare una specie di posto nel mondo. Diane riprenderà il controllo della sua rabbia che fino a quel momento l'ha spinta a litigare con tutti, allontanando così anche la sola amica rimastale. Attraverso l'allenamento ferreo, duro, riesce ad affrancarsi dal padre violento e dall'abbrutimento della vita del quartiere popolare dove vive. Inizia ad allenarsi, in segreto ed impara a controllare la sua ira dominando ogni giorno di più la sua forza; e mentre prende sempre più coscienza di sé e della sua energia, conquista anche la sicurezza che le permette finalmente di tirar fuori la dolcezza della sua femminilità. Magicamente le si ammorbidiscono i tratti del viso e il suo sguardo riesce ad esprimere la tenerezza del cuore, trasformando Diane in una ragazza libera e persino felice di mostrare i suoi sentimenti al ragazzo di cui si è innamorata. Un paradosso quello che trasforma una giovane arrabbiata in un pugile di grandi promesse e il pugile in una ragazza più femminile.

L'incontro finale sul ring che vede come avversari proprio Diane e il suo giovane innamorato, è ritmato da una musica spagnoleggiante e da frasi scritte su cartelli alle pareti della palestra. E mentre si legge "Campioni non si nasce, si diventa" oppure "I vincitori non perdono, i perdenti non vincono" lo spettatore riceve in pieno viso i pugni di Diane.
Magistralmente guidata sul ring, la macchina da presa riprende da vicinissimo i due pugili i cui visi sono trasformati dai paradenti e dai paracolpi; si mette persino tra i due, ricevendo i pugni dell'uno o dell'altro.
Uno scontro vicinissimo e durissimo, che incredibilmente segnerà l'inizio di una storia d'amore più adulta, perché il combattimento è stato vero e i due pugili combattendosi hanno mostrato rispetto l'uno per l'altra.

L'idea della crescita personale attraverso la trasformazione fisica è lo spunto e al contempo l'essenza di tutto il film, e la regista al suo primo lungometraggio, sottolinea tutta la forza e la durezza, la difficoltà fisica e quella morale del combattimento, con una pellicola a volte sgranata, fatta per lo più di colori scuri e spessi in cui la notte sembra dominare sempre. Interni ed esterni si assomigliano come a dimostrare che il ring non è solo nella palestra ma è anche nella vita di tutti i giorni.

Ottima prova anche degli attori ma domina quasi incontrastata la giovane Rodriguez, per il ruolo e per la sua fisicità, miscuglio di mascolinità e femminilità. Si è allenata cinque mesi per il ruolo ma è innata la sua abilità a mostrare l' impercettibile cambiamento di Diane, concentrato soprattutto sul viso; riesce ad offuscare attori di esperienza come Jaime Tirelli (Carlito's Way, La casa degli spiriti) o Paul Calderon (Clockers, Out of sight), relegandoli a ruoli marginali.
Non ci si libera però della sensazione che stia interpretando se stessa: che non sia un lavoro d'attrice il suo ma piuttosto una rappresentazione di sé.

Valeria Chiari

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