Il nostro matrimonio è in crisi
Dopo "La lingua del Santo" di Carlo Mazzacurati e il debutto al Teatro alla Scala come interprete della celebre fiaba musicale di Prokof'ev "Pierino e il lupo", Antonio Albanese riprende in mano l'amata macchina da presa e ancora una volta regista e protagonista racconta la storia di un uomo normale alle prese con la ricerca dell' "io" della moglie. Un'avventura nel fantasmagorico mondo della new age, negli ambigui centri di salute spirituale in cui si cerca il proprio ego perduto o magari mai avuto. Protagonista è un pover'uomo il cui unico difetto rimproverato dalla moglie Alice, è quello di essere schifosamente normale ed equilibrato. Il suo grottesco viaggio nelle mode salutiste tanto in voga oggi, ha inizio proprio il giorno delle nozze, quando la moglie lo rifiuta e scappa via alla ricerca "del suo baricentro, dell'interezza psicofisica". Antonio, il compagno di sempre, si ritrova solo e smarrito; la sua normalità, la semplicità con la quale affronta i casi della vita gli impedisce di comprendere la "ricerca" di cui parla Alice.
All'inseguimento della moglie si ritrova in una fattoria sperduta in mezzo alla campagna, in cui il "maestro" Makerbek, ex-ballerino famoso per aver ballato con il Papa, insegna a parlare con il proprio sé. Tra giornalisti terrorizzati dalla possibilità di essere strumentalizzati, preti che adottano cedri e avvocati ben più interessati alla fisica dei corpi che alla filosofia dell'io, il pover'uomo cerca di barcamenarsi, ultimo strenuo difensore della semplice delle cose.

Un film interamente costruito su banali stereotipi, con poche battute divertenti quanto veritiere, purtroppo diluite in una costante presenza scenica di Albanese che dilata i tempi, comici e non, e spesso annoia.
Si perdono in questa brodaglia alcuni personaggi che meglio delineati avrebbero dato nuovo sapore, rendendo il film sicuramente più incisivo e probabilmente più comico.
L'attualità dell'argomento è fuori di dubbio, personaggi curiosi e improbabili come il maestro Makerbek esistono da tempi immemori, fanno ancora notizia e purtroppo anche molti soldi. Sebbene periglioso l'itinerario intrapreso dal registrattore lascia comunque l'amaro in bocca, e non solo per la convenzionalità della sceneggiatura e le lungaggini della regia.

Valeria Chiari

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