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L'incredibile vita di Norman

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato19 settembre 2017Voto: 7.0
 

  • Foto dal film L'incredibile vita di Norman
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Se chiedi a Norman Oppenheimer - protagonista de “L’incredibile vita di Norman” - quale sia il suo mestiere la risposta sarà “se le serve qualcosa io gliela trovo!”. È questo che rende il suo personaggio particolare, fuori dal normale, perché nel corso del film ci si rende conto che in fondo lui non ha alcun tornaconto economico e ci si chiede il motivo di tanto affanno nei confronti di uno sconosciuto. Norman è un navigato affarista di New York alla disperata ricerca di attenzioni e amicizie che possano cambiargli la vita. La sua è una corsa continua a soddisfare i bisogni degli altri nella speranza di trovare un giorno rispetto e riconoscimento da sempre desiderati. Quando viene eletto Primo Ministro un uomo a cui anni prima Norman aveva fatto un favore, quel giorno che tanto aveva desiderato sembra finalmente arrivato. Ma sarà davvero come lo immaginava?
Questa la trama del film diretto da Joseph Cedar e interpretato tra i tanti da Richard Gere nel ruolo di Norman, Lior Ashkenazi in quelli del Primo Ministro, Michael Sheen, Steve Buscemi, Dan Stevens e Josh Charles. “L’incredibile vita di Norman” si avvale di un ritmo narrativo lento che mira a mostrare i dettagli degli avvenimenti presentati e le caratteristiche principali dei vari personaggi. Un andamento che però non è in grado di sostenere l’interesse del pubblico dall’inizio alla fine. Questo problema è legato principalmente al fatto che nessuna storia personale viene approfondita. Non si capiscono infatti i motivi che portano Norman ad aiutare il Primo Ministro. Nulla viene detto sul suo passato, o almeno niente che spieghi il perché abbia intrapreso questa strada. Come abbiamo già accennato, la mancanza di chiarimenti non si denota solo nella “costruzione” del protagonista, ma anche nei confronti di tutte le altre figure coinvolte. Questo, probabilmente, serve al regista per lasciare spazio all’immaginazione e far godere dei risvolti che prenderà la storia. Viene istitutivo, però, chiedersi quale sia il ruolo di alcuni personaggi, che senso abbia averli inseriti nella vicenda e soprattutto quanto siano utili al fine del racconto.
La sceneggiatura non colpisce in maniera particolare, anche perché spesso i dialoghi sono imbarazzanti e poco credibili. Non perché sia scadente l’interpretazione, ma per le battute in sé, che non hanno nulla di realistico, niente che potremmo mai ascoltare nella nostra quotidianità. Questa realtà “alternativa” è visibile inoltre nel comportamento del protagonista e degli altri interpreti. Parliamo di atteggiamenti che lasciano un senso di smarrimento nello spettatore, portato a domandarsi “come sia possibile che Norman preferisca fare una certa cosa piuttosto che un’altra”. C’è da dire che quanto vedremo è molto diverso da quello che potremmo immaginarci (non manca qualche colpo di scena infatti), se non fosse per la continua ripetizione di un concetto che renderà il finale decisamente troppo prevedibile. Allo stesso tempo, però, il pubblico potrebbe rimanere affascinato da questa prevedibilità perché vuole capire in che modo e quando ciò succederà. È interessante invece vedere come il regista ha deciso di nascondere allo spettatore il lavoro “reale” di Norman: inserendo la musica nelle scene in cui quest’ultimo spiega ad alcune figure ciò che fa nella vita, senza far sentire, ovviamente, ciò che effettivamente sta dicendo all’altro, ma mostrando solo Gere mentre gesticola e muove le labbra.
Nonostante la pellicola non convinca del tutto, Richard Gere ha interpretato il suo personaggio nel migliore dei modi, risultando molto espressivo quando serve e mostrando tutte le emozioni che attraversano Norman nel corso de “L’incredibile vita di Norman”. Anche Lior Ashkenazi, interprete del Primo Ministro, non delude affatto, ma anzi mette in luce la vera natura del suo rapporto con Norman con estrema cura.
Una menzione speciale è da attribuire anche a Michael Sheen e Steve Buscemi, i quali rappresentano un motivo in più per vedere il film di Joseph Cedar.


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