No.2
Tratto da un opera teatrale, No. 2 parla di una giornata molto speciale per una famiglia delle isole Fiji. Nanna Maria, sentendo l'approssimarsi della morte, decide di realizzare a casa propria una grande banchetto per nominare un successore, che avrà la responsabilità di tenere insieme le persone che compongono la sua grande e rumorosa famiglia. L'anziana donna è il vero e proprio leader e punto di riferimento della piccola comunità di parenti che si riunisce intorno a lei, e che viene da lei diretta in maniera spesso volubile ma sempre ferma. Nanna Maria ha un idea ben precisa di come deve essere il banchetto, deve avere vino rosso, canti, danze ed un prete. Cioè (secondo lei) si deve fare come si fa in Sicilia. Ed intorno a lei si radunano figli, nipoti e pronipoti molto diversi, che hanno interessi, capacità e caratteri estremamente differenti, ed in grado di innescare un potenziale di conflittualità esplosivo in qualsiasi momento. Ma è proprio quello che la donna vuole. Lei non ama le famiglie noiose in cui non succede mai nulla, ferme in una stasi quasi secolare. Quello che Nanna Maria vuole vedere è dinamicità, allegria, movimento, anche quando questo sfocia nell'eccesso della lite e della rissa. Così pian piano il giardino prima pacifico e silenzioso si anima di musica, suoni più o meno festosi mentre la matriarca da disposizioni e maltratta quelli che le stanno intorno. Perché così bisogna fare.

È molto difficile realizzare un film di famiglia senza cadere in determinati cliché si potrebbe dire fisiologici. Gelosie e piccole invidie, vecchie questioni sospese ed incomprensioni sono caratteristici della vita familiare nel cinema come nella realtà, e fanno parte dell'esperienza di ciascuno di noi. Così mentre talvolta ci si potrà riconoscere in quanto viene raccontato, altre volte si rischia di restare irritati o annoiati dal dovere assistere a vicende fin troppo note. Buono il lavoro degli attori che risolleva una storia tutto sommato prevedibile, che sconta l'ambizione di voler rappresentare lo scorrere della vita e delle generazioni, creando uno spazio di continuità. Il film, realizzato in Nuova Zelanda, rifugge facili esotismi per raccontare piccole storie private, anche se alcuni aspetti di superstizione e di religiosità sono presenti ma discreti.

La frase: "Finché sono viva sono sempre tua madre. E sono io a dare ordini!"

Mauro Corso

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