Prinsessa
"Ho sempre amato stare sul palcoscenico".
Sfoggiando immediatamente una certa venatura ironica, inizia con questa frase il secondo lungometraggio diretto dalla svedese Teresa Fabik che, a cinque anni da "Effetti pericolosi" (2004), incentrato su una tredicenne dalla vita scolastica compromessa a causa di una sbronza avuta durante una festa, vede protagonista la diciottenne Maja (il titolo alternativo del film è "Starring Maja"), il cui fisico extralarge le arreca non pochi problemi nei continui tentativi di realizzare il suo sogno più grande: diventare attrice.
Ed è l’ottima esordiente Zandra Andersson a concedere anima e (soprattutto) corpo a questa simpatica e timida protagonista che, goffa e socialmente inetta e alle prese con l’imminente fine del liceo, trova l’occasione della sua vita dal momento in cui fa conoscenza con la ventottenne Erika Sohlam, interpretata da Moa Silén, documentarista squattrinata di Stoccolma costretta a filmare matrimoni, che trova in lei un soggetto interessante da porre dinanzi all’obiettivo della propria camera.
Obiettivo che non manca di farla inevitabilmente apparire agli occhi di tutti come un pagliaccio, mentre l’obesità, vista dagli altri quale elemento utile a suscitare la risata nello spettatore, non finisce per rappresentare altro che l’ennesimo sinonimo di diversità, presente anche tramite l’introduzione di un inaspettato risvolto.
Perché, man mano che entrano in scena personaggi con cui Maja intrattiene diversi rapporti, dai genitori al bello e popolare Alex, con le fattezze di Anastasios Soulis, è rimanendo continuamente ed efficacemente in bilico tra la leggerezza e il dramma esistenziale della protagonista che Teresa Fabik costruisce i circa 91 minuti di visione.
Con un cast di bravi attori e senza dimenticare di prestare particolare attenzione alle difficoltà spesso riscontrate dai filmaker in erba, tanto da tirare in ballo questioni riguardanti l’ufficio di collocamento per lo spettacolo.
Il tutto, al servizio di un apprezzabilissimo racconto su celluloide riguardante la lotta per l’ottenimento di qualcosa e lo sfruttamento delle possibilità che capitano occasionalmente nel corso dell’esistenza.

La frase: "La realtà è molto meglio, i film sono troppo finti".

Francesco Lomuscio

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