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Red Amnesia







Deng è una donna anziana, vedova, che vive a Pechino e non riesce a liberarsi dalla figura del marito defunto, tanto da vederlo di continuo come un fantasma che vive ancora con lei. Ha due figli che, chi più chi meno, le danno sostegno ed affetto e una madre che va regolarmente a trovare in ospizio. La sua vita viene scossa da una presenza anonima che prima la tempesta di telefonate, poi si fa sempre più insistente, incatenandola in un clima di sospetto.
“Red Amnesia” adopera vari registri nel raccontare la sua storia: inizialmente intreccia toni leggeri e da thriller, poi vira verso il dramma individuale, alla fine sfiora il sociale e tematiche universali. E, pur con una scrittura solida, nel legare insieme questi aspetti perde qualcosa per strada: tanta è la carne messa al fuoco e tanti gli stimoli ma, alla fine, si ha l’impressione che non tutto venga sviscerato come dovrebbe. In particolare, la seconda parte del film indirizza il racconto verso una conclusione, sì coerente e sì interessante, che risolve quesiti e dilemmi in una motivazione forse riduttiva rispetto alle strade che il film aveva suggerito. Per evitare fraintendimenti: “Red Amnesia” è comunque un’opera solida, ricca e ben realizzata, come poche abbiamo visto qui al Lido. Però, rispetto ad una prima parte ipnotica, i cui punti focali sono la solitudine della signora Deng e l’elaborazione del lutto e dove fantasmi, incubi e paure si intrecciano in una cornice molto concreta, nel momento in cui questi ottengono un volto e un corpo, il film perde respiro e riduce la sua forza evocativa.
Una parentesi a parte è da riservare all’interpretazione di Lu Zhong che dà corpo ad una signora Deng complessa e sfaccettata, riuscendo a rendere alla grande l’‘amnesia’ di uno spirito sofferente e soffocato dai sensi di colpa: parallelamente all’affiorare dei ricordi e al ricostituirsi di un passato mai davvero sepolto, la signora di inizio film, ansiosa e critica nei confronti di una società che non riesce più a capire, diventa una donna consapevole, fragile e combattiva.
Dal suo sguardo capiamo tutto il peso delle sue scelte in maniera molto più efficace e sintetica rispetto alle spiegazioni messe in bocca ad altri personaggi. Ed è proprio in questi momenti che “Red Amnesia” decolla: quando Xiaoshua si affida alla sua straordinaria protagonista, ai silenzi (ricchissimi di significato), agli spazi vuoti e al non detto.
Come nel rapporto tra Deng e un giovane ragazzo, fantasma oppure no, che lei decide di ospitare in casa, accudire per una notte e col quale scambia ricordi silenziosi, sogni e affetti. In quel momento solitudine, ricordi ossessivi, colpe e assoluzioni si condensano in poche immagini e il resto sembra superfluo.

La frase:
"Non si può più contare neanche sui propri figli".

a cura di Stefano La Rosa

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