Red siren
Introdotto da un incipit di Aldous Huxley, "Forse la terra è l'inferno di un altro pianeta", il film di Olivier Megaton si ispira all'omonimo romanzo del francese Maurice G. Dantec. Forte della sua esperienza di clip-maker il regista mescola la musica alle immagini con l'intenzione di realizzare un thriller che poi non prende mai l'avvio, mentre la storia si perde tra le note rock di una colonna sonora piuttosto ossessiva.

Tutto comincia con una dodicenne che denuncia la madre alla polizia, accusandola di averle ucciso la tata. Nessuno le crede, ad eccezione di una giovane poliziotta italiana (interpretata da un'Asia Argento doppiata). La ragazzina, rispedita dalla madre riesce a sfuggirle di nuovo, trovando rifugio nell'auto di un killer professionista. Quest'ultimo alle prese con sensi di colpa per aver ucciso degli innocenti nel corso delle sue numerose missioni militari e come killer professionista, coglie l'occasione per riscattarsi e tenta di aiutarla a raggiungere il padre in Portogallo. Viaggio costellato di sparatorie e sangue.
Nella prima fase della fuga il regista gioca con notevole abilità con la violenza lasciando e non soffermandosi eccessivamente su cadaveri e sangue. Fino a quando tutti gli 'eroi' del film non si ritrovano nel medesimo piccolo albergo di un tranquillo paesotto di pescatori. A quel punto si scatena una vera guerra, combattuta con armi sofisticatissime negli angusti corridoi dell'hotel. Una decina di minuti almeno durante i quali si scatena un vero inferno, e in cui muoiono, grazie a Dio, solamente i cattivi. O almeno quasi tutti.

Senza arrivare a raccontare il finale, che comunque non regala le attese emozioni, il film manca dell'elemento principale che eventualmente potrebbe trasformarlo in thriller: la tensione. Sarà forse per degli evidenti buchi nella sceneggiatura che con irrimediabile regolarità mancano di chiudere (o anche di aprire, a seconda dei casi) le azioni dei personaggi e le loro giustificazioni.
Senza contare gli evidenti riferimenti cinematografici: primo fra tutti l'indimenticabile "Leon" di Luc Besson, tanto che la storia del killer dal cuore tenero e della sua giovane protetta dell'operazione cinematografica di Megaton, finisce per essere costantemente pervasa dalla fastidiosa sensazione di déjà vu.
Non mancano comunque le qualità: l'essenzialità di alcune scene soprattutto d'azione, e lo stile delle riprese, che sottolineano un certa padronanza del mezzo. Con una sceneggiatura più 'giustificata', Megaton potrebbe certamente regalare considerevoli emozioni.

Valeria Chiari

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