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S.B. Io lo conoscevo bene











Con un titolo che richiama inevitabilmente alla memoria il classico nostrano "Io la conoscevo bene" (1965) di Antonio Pietrangeli, l’ascesa e la caduta di Silvio Berlusconi, ovvero una delle figure più controverse della storia politica italiana.
Ascesa e caduta narrate da Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella attraverso le testimonianze dei suoi amici di un tempo, che ne hanno condiviso l’avventura per poi assistere al crollo del sogno di una "rivoluzione liberale".
Crollo dovuto, forse, a un bisogno di essere amato che è, allo stesso tempo, anche una debolezza di colui che, all’inizio degli anni Ottanta, quando l’Italia stava uscendo dall’orrore degli anni di piombo, cominciò a interessarsi della televisione.
Una nuova forma d’intrattenimento, all’epoca, della quale non capiva assolutamente nulla, come viene riferito nel corso delle interviste a personaggi quali l’ex direttore artistico di Canale 5 Davide Rampello, il manager pubblicitario Armando Cicero e il politico socialista Paolo Pillitteri, che rievoca anche i tempi in cui il signor B. fece costruire Milano 2.
Ma, nel mezzo di una carrellata di personaggi comprendente l’ex parlamentare di Forza Italia Luigi Manfredi, Gabriella Carlucci, l’editore Francesco Gironda, Paolo Cirino Pomicino e Benedetto Della Vedova, sono sicuramente l’avvocato Vittorio Dotti, l’ex deputato del Popolo della Libertà Paolo Guzzanti e lo psichiatra Alessandro Meluzzi a rientrare tra quelli che prendono più volte la parola nel raccontare la lunga epopea dell’imprenditore democristiano la cui idea, tra l’altro, era che il calcio fosse un modello di aggregazione, proprio come il rock.
Una lunga epopea passata per l’amicizia con il socialista Bettino Craxi, l’era di tangentopoli e il graduale accostamento alla politica; settore in cui, a quanto pare, fu Giuliano Ferrara a figurare tra coloro che gli consigliarono di non entrare.
Lo stesso Giuliano Ferrara che, oltre a ricordare il proprio passaggio dalla Rai alle reti Fininvest, parla degli errori compiuti dal Silvio nazionale e di come la sua immagine piaccia agli italiani perché è un imprudente.
Un imprudente di cui, man mano che viene posto in evidenza il degrado dell’ambiente politico tricolore d’inizio terzo millennio, rivediamo – tramite filmati di repertorio – gli esilaranti interventi dinanzi a onorevoli tedeschi del calibro di Angela Merkel e Martin Schulz.
Perché, molto meno fazioso di più o meno apprezzabili modelli predecessori, l’interessante documento di Durzi e Fasanella, ancor prima che riuscitissimo, si rivela non poco divertente... anche quando viene affermato che lo sbaglio della Sinistra è stato quello di fare di Berlusconi un’ossessione e che il berlusconismo prosegue, in quanto è una strategia dello spirito (!!!).

La frase:
"Quando si parlava di pubblicità Berlusconi assumeva un tono mistico, metafisico".

a cura di Francesco Lomuscio

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