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Ti ho cercata in tutti i necrologi











Un uomo che non sa ancora cosa sia il bene e cosa sia il male e che è solo alla disperata ricerca di un senso nella sua vita.
E’ Nikita, il quale, trovatosi una sera coinvolto in una partita a poker in una sperduta villa fuori Toronto, vede il suo destino cambiare per sempre.
Il Nikita che, con il volto dello stesso Giancarlo Giannini, per la seconda volta anche dietro la macchina da presa dopo "Ternosecco" (1987), al fine di estinguere il suo debito di gioco accetta di diventare la preda di una caccia all’uomo che lo vede vincitore se riesce a non essere ucciso dai creditori, armati di fucile.
Il Nikita che, sopravvissuto, si trova ad entrare in una nuova intima dimensione dove il terrore e la follia si insinuano lentamente nella sua vita, a tal punto da non desistere dal desiderio di essere cacciato; fino al momento in cui avviene l’inaspettato incontro con una bella e giovane donna interpretata dalla Silvia De Santis di "Milano Palermo - Il ritorno" (2007).
Perché, non priva di un omaggio televisivo a "M - Il mostro di Düsseldorf" (1931) di Fritz Lang e definita dallo stesso regista-protagonista come "La storia difficile di un uomo dal destino sofferto ed epico, che corre su un margine scivoloso della nostra società e su cui si inerba un sentimento di amore disperato e bizzarro, che va un po’ oltre le nostre esperienze di tutti i giorni", quella raccontata nella circa ora e mezza di visione è una vicenda la cui idea di partenza, in fin dei conti, non può fare a meno di ricordare quella su cui venne costruito il super classico "La pericolosa partita" (1932) di Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack.
Una vicenda che, comprendente nel cast il vincitore del premio Oscar F. Murray Abraham, s’immerge in suggestivi notturni impreziositi dai contrasti forniti dalla splendida fotografia a firma di Giovanni Fiore Coltellacci; man mano che ci si ritrova coinvolti in maniera efficace in un prodotto di genere dal taglio decisamente internazionale e, di conseguenza, appartenente a una tipologia di spettacolo su celluloide sempre più rara dalle nostre parti.
Un prodotto di genere tecnicamente valido e caratterizzato da una messa in scena piuttosto curata, oltre che accompagnato a dovere dalla colonna sonora di Adriano De Santis.
Peccato che cominci a eccedere in lentezza nel corso della sua seconda parte, mentre spinge a chiederci, inoltre, per quale motivo Giannini decida improvvisamente di scegliere la complicata strada delle allegorie autoriali, rendendo decisamente poco comprensibile un insieme che funzionava molto bene finché riusciva a rimanere nei binari del thriller a tinte quasi horror.

La frase:
"Ah, sei lassù, ti ho cercata in tutti i necrologi".

a cura di Francesco Lomuscio

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