Ti Stramo - Ho voglia di un’ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo
Prendiamo l’imbruttita Cristiana Capotondi di “Come tu mi vuoi” e, attribuitele le fattezze della televisiva Carlotta Tesconi (“Raccontami”), misceliamola con i discutibili profili psicologici delle varie rappresentanti della mitologia cineletteraria mocciana, da “Tre metri sopra il cielo” a “Scusa ma ti chiamo amore”, passando per “Ho voglia di te”.
Otteniamo la liceale Bambi, ovviamente impegnata a portare avanti una tormentata love story con il bello e maledetto Stram, diminutivo di Stramarcio, con le fattezze di Marco Rulli (“L’estate del mio primo bacio”).
Da questi due personaggi, con un cast di giovani e bravi attori comprendente anche Emanuela Aurizi (“Febbre da cavallo-La mandrakata”) e Stefano Pinto (“Tutta la vita davanti”), prende il via la scatenata parodia firmata da Gianluca Sodaro (“Cuore scatenato”) e da un Pino Insegno esordiente dietro la macchina da presa, che veste nel film anche gli esilaranti panni di Extramarcio, padre del protagonista.
Parodia che, oltre a tirare in ballo una grottesca rivisitazione di Silvio Muccino con spinello sempre alla mano, non dimentica di puntare il dito su “Notte prima degli esami” e di coinvolgere perfino Raoul Bova (“Palermo Milano solo andata”) in versione Dr House, impegnato a prendere in giro proprio il suo personaggio del succitato “Scusa ma ti chiamo amore”, mentre la nonna Geraldine Chaplin di “Melissa P.” assume le disinibite fattezze della veterana Corinne Clery (“Histoire d’O”).
Soltanto il primo di una serie di nomi stracult presenti in brevi apparizioni, da Franco Nero (“Django”) a Patrizia Pellegrino (“Vacanze d’estate”), fino a Massimo Vanni (“Squadra antifurto”), quasi a voler testimoniare un omaggio al nostro cinema di genere che fu, cui il lungometraggio di Sodaro e Insegno sembra riallacciarsi sfoggiando un modo di generare ironia che si pone a metà strada tra la comicità tipica della Premiata Ditta (Francesca Draghetti co-sceneggia e Roberto Ciufoli fa un cammeo) e quella più demenziale a stelle e strisce, con la ZAZ di “Top secret!” in testa.
Modo di fare ironia mai volgare, quindi intelligente, per capire il quale è forse meglio conoscere l’intera filmografia che pone in ridicolo, tutta costruita su un orrendo lessico giovanile fatto di “Sei un mito”, “Sei un flash”, “Sei un tajo”, riservando uno dei momenti più divertenti nella rilettura della già ridicola sequenza di sesso con la fisioterapista Monica Bellucci del secondo “Manuale d’amore”.
E c’è anche Daniele Formica in una parentesi alla “Hostel”.

La frase: "Ciao, io mi chiamo Stramarcio ma gli amici mi chiamano Stram, e tu chi sei?"
“Bambi”
“E gli amici come ti chiamano?”
“Bambi”
“Allora posso chiamarti Bambi".

Francesco Lomuscio

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