Prospettive di un delitto
Lo script di “Prospettive di un delitto” - prima sceneggiatura di Barry Levy a venir prodotta - inizialmente doveva servire per alcuni episodi della fiction tv “24”. Il regista Pete Travis non a caso aveva in precedenza diretto serie televisive, e curiosamente anche il suo primo film - “Omagh” - era incentrato su un attentato. Quest’omaggio a “Rashomon” di Akira Kurosawa ha impiegato oltre 300 operai per ricostruire la plaza Mayor della città spagnola di Salamanca nella periferia di Città del Messico, così come obiettivi dentro l’azione con camera a mano, steadycam, dolly e altri trucchi in una forsennata - e dopo un pò insopportabile - ripetizione di un'uccisione mirata, di due esplosioni tra la folla (quella principale filmata da 15 cineprese) e infine di una serie di omicidi che coinvolgono inverosimilmente la security.

Per Travis i 5 differenti punti di vista sono altrettante parti di un puzzle e non si scopre la verità seguendo solo una storia (però già basterebbero quelle delle due controparti), non solo perché ognuno interpreta ciò che vede e ciò limita la comprensione d’insieme, ma soprattutto in quanto dietro l’apparenza si nascondono altri precedenti e azioni contemporanee. In questo, l’autore lascia ogni segmento in sospeso sul finire, ma nella soluzione il quadro di ricatti, doppi giochi, coordinamento tra organizzazioni resta comunque eccessivamente complesso, intrecciato e oscuro. Se una delle giornaliste statunitensi in diretta dal summit che ospita il presidente a stelle e strisce - accolto da una manifestazione di protesta - è consapevole che “non tutti ci amano”, uno dei terroristi sostiene che “il bello dell’arroganza americana è che loro non riescono a immaginare un mondo in cui non siano un passo avanti”, mentre un antistorico presidente USA non la pensa come il suo staff (“agire con forza”. “No, essere forti”, perché i nemici “confidano che reagiremo al solito modo”). E nonostante la presenza di tanti attori di fama, la pellicola resta solo un fracassone esercizio d’abilità tecnica.

La frase: "Non la fermerete. Questa guerra non finirà mai".

Federico Raponi

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