Vecchie
Due anziane, Letizia (Maria Grazia Grassini) e Agata (Barbara Valmorin) si ritrovano per l'ennesima volta a passare l'estate insieme in una casa presa in affitto. Sarà come sempre l'occasione per confrontarsi, ricordare, mettersi in discussione. Le donne vorrebbero uscire, ma cercano sempre una scusa per restare chiuse nell'appartamento, in camicia da notte, l'una accanto all'altra.
Maria Grazia Grassini e Barbara Valmorin, che sono anche le coautrici della sceneggiatura insieme al regista Daniele Segre (Manila Paloma Blanca), sono le splendide "Vecchie" di questi ottantatre minuti girati in digitale. Le due attrici, che hanno dedicato la loro vita prevalentemente al teatro, sono talmente naturali, istintive, ciniche, divertenti che riescono a riempire lo spazio scenico con la loro sola presenza. Le "Vecchie" del film, se si può chiamare così, non sono tristi, abbandonate anzi sono piene di vita (vissuta e da voler vivere) tanto da essere stimolate ad uscire solo per rimorchiare qualche ragazzo. Sono attente al mondo esterno, si deprimono dal fatto che sono nate in un era fascista e forse finiranno i loro giorni sotto la stessa bandiera. Vorrebbero andar a ballare per esprimersi ancora fisicamente dimostrando a tutti che non sono diventate due supplì con le gambe. Insomma sprigionano energia sottolineando il fatto che la vita va spesa attimo per attimo, anche se la carcassa esterna non te lo permette. Peccato però che questa opera venga inscatolata in un'unica inquadratura fissa, forzata, le donne ogni tanto escono dal campo visivo facendo udire solo la loro voce o addirittura, nei momenti in cui sono in piedi, discutono tagliate della testa in giù. Non si riesce a capire come ci siano ancora cineasti che usano questo tipo di linguaggio, che hanno ancora questo tipo di atteggiamento verso il pubblico, sembra che per loro il cinema vada visto per forza nei cineclub o tramite il passaparola, insomma vorrebbero che diventasse o restasse elitario. Sarebbe stato bello vedere Letizia e Agata in cucina o affacciate alla finestra invece di vedere solo due sedie vuote e sentire quello che succede, cercando così di immaginare i loro volti. Penso che certi film debbano essere visti, che la gente li possa scegliere una domenica pomeriggio fra uno OO7 e un film di Verdone, ma questo purtroppo, non dipende solo dalla distribuzione ma anche da alcuni registi che autodefinendosi "Autori" si mettono automaticamente al di sopra delle parti, pensando che gli spettatori non siano sul loro stesso piano e, perciò, non abbiano neanche il diritto di assimilare le loro opere.

Marco Massaccesi

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