Welcome
Le porte blindate della fortezza Europa. Per la cronaca sommersa, molti migranti ci hanno provato davvero ad attraversare a nuoto il freddo stretto della Manica dalla Francia all'Inghilterra, e da questa disperazione Philippe Lioret ha tratto spunto per il film, di cui ha curato sceneggiatura (prima era scrittore di racconti) e regia. A Calais il cineasta dà un'impressionante testimonianza dell'incubo quotidiano di una cupa, dura terra di frontiera. Da una parte, la massa di coloro che stanno accampati nella cosiddetta "giungla" nei dintorni della città, devono trovare i soldi per affidarsi ai "trafficanti di uomini" (che assicurano posti nascosti sui tir per passare il confine marittimo), si mettono in testa sacchetti di plastica per eludere i sensori rischiando il soffocamento. Dall'altra, forze di polizia che operano rastrellamenti e pestaggi, con un pennarello numerano a pelle i fermati, possono irrompere nelle case (la legge prevede pene anche per i francesi che aiutano i clandestini), esercitano indirette pressioni "dissuasorie" sui volontari del servizio mensa oppure, non potendolo punire, cercano di far tornare indietro chi viene da un paese in guerra. In mezzo, una popolazione che sa essere solidale e intollerante (c'è chi impedisce agli stranieri di entrare nei negozi).

Premio del pubblico al Festival di Berlino e grandi incassi in patria, dove ha fatto molto discutere (in una lettera su "Le Monde" l'autore azzarda il parallelo con la Shoa sulla somiglianza dei meccanismi repressivi), l'opera è imperniata su un dolente Vincent Lindon che fa affiorare uno spirito paterno in un condiviso naufragio dell'amore (una separazione in corso per il suo personaggio e, per il ragazzo che ha cominciato ad aiutare, una fidanzata cui è stato imposto un matrimonio con un parente). Un gesto d'altruismo che forse salverà almeno il proprio matrimonio, in contrasto con una dimensione generale che di umano sta mantenendo ben poco: "Welcome" è il sarcastico riferimento al tappetino d'ingresso del vicino di casa delatore e infamante.

La frase: "Tu non dici niente, abbassi la tesata e torni a casa".

Federico Raponi

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